Giovani, lavoro ed il mio cane fanfulla!

Una nuova video riflessione di crescita personale. 

Quanti di voi hanno un cane? Il mio si chiamava Fanfulla, era un cane nero, meticcio e veramente sipatico.

Il bello di avere un cane è che lui è sempre presente in ogni momento della tua vita. Io mi ricordo che quando studiavo a Perugia, ogni volta che tornavo lui c'era. Quando ho comperato la mia prima auto e sono tornato a casa lui a cominciato ad abbaiare perché non conosceva il rumore. E quando mi sono trasferito in Spagna, ogni volta che rientravo lui era lì ad aspettarmi.

L'ultima volta che sono rientrato non l'ho trovato molto bene. Era sdraiato a terra e non dava segni di vita. Così con mia sorella Domitilla lo ab
biamo preso e portato in una clinica.

Quando siamo arrivati alla clinica una cosa ci ha sorpreso

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Il sorriso e l'entusiasmo del vetrinario che, nonostante fosse mezzanotte, ha fatto di tutto per aiutare Fanfulla e ha fatto di tutto affinché noi ci si sentisse meno preoccupati.

Alle 2:00 del mattino, quando con Domitilla stavamo rientrando a casa, ci siamo messi a parlare di questo vetrinario e dell'amore con cui svolgeva il suo lavoro e ci siamo accorti che lavorare non significa ricevere. Non significa ricevere soldi, regali o gloria ma significa dare. 
Lavorare significa aiutare gli altri!

E se ci pensate ogni lavoro funziona così. Un meccanico aiuta le persone che hanno un problema con la propria auto, un dentista aiuta chi ha problemi con i denti ed un politico aiuta il suo popolo a vivere meglio.

Lo so ragazzi, non viviamo in un buon periodo. Ci sono problemi di occupazione e molti ragazzi sono senza lavoro, ma io credo che dobbiamo smettere di cercare un lavoro e concentrarci su quelle che sono le nostre abilità. Cosa ci rende unici? In che modo la nostra unicità può aiutare il prossimo?

Io credo che il futuro sia qualità e questa la possiamo offire solamente se amiamo la nostra professione.

La mia storia non finisce bene perché il mio cane Fanfulla dopo tre giorni dal ricovero è morto. Nonostante il dispiacere provato io mi sento sereno perché so di avelo affidato ad un vetrinario che ha fatto di tutto per aiutarlo.

Sarebbe bello se per un momento smettessimo di pensare a noi stessi e ci domandassimo. In che modo posso migliorare la vita del prossimo?